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Netta la vittoria della Lega alle elezioni europee del 2019: con il 34% delle preferenze il partito di Matteo Salvini risulta il primo partito italiano. Dalla lettura dei dati, tuttavia, emerge una certa disomogeneità nelle preferenze. Non si tratta soltanto della differenziazione tra un nord prevalentemente fedele al Carroccio e un sud pentastellato, ma di una diversa preferenza partitica tra capoluoghi e centri minori.

Nelle grandi città, infatti, a ottenere la percentuale maggiore dei voti risultano il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. La Lega vince nei Comuni più piccoli. Più precisamente nei capoluoghi del centro-nord a uscire vincente risulta il PD, in quelli del sud, invece, il M5S.

A Milano il PD risulta vincente con una percentuale del 35%, seguito dalla Lega che ottiene il 27%. A Roma il PD raggiunge il 30%, la Lega il 25%. A Torino il PD si piazza al 33%, la Lega al 26%. Bologna si schiera nettamente a favore del partito di sinistra che, con il 40% delle preferenze, quasi raddoppia i numeri della Lega, ferma al 21%. Lo stesso accade a Firenze dove il PD arriva al 43% e la Lega al 20%.
Diversa la situazione nei capoluoghi del sud. Napoli premia il M5S con il 39% mentre il PD si assesta al 23% e la Lega al 9%. A Bari il M5S ottiene il 27%, mentre Lega e PD fanno rispettivamente il 21% e il 20%. Anche Palermo è pentastellata: il 31% dei voti va ai grillini, il 19% al PD, il 18% alla Lega.

Una frattura tra città e periferie che, in comunanza con le tendenze degli altri Paesi europei, vede le città più grandi schierarsi solitamente con partiti di sinistra e i piccoli centri affidarsi a partiti di orientamento diverso.