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La verità è un accordo ottenuto tenendo conto

delle affermazioni, delle loro relazioni e delle

relazioni esistenti tra gli osservatori

Einstein.

Spesso le persone sono in disaccordo su qualcosa e litigano consapevolmente e intenzionalmente.

Vogliono ottenere un risultato “sconfiggendo l’antagonista; anche se tutto ciò non è auspicabile, può essere comprensibile secondo una certa logica.

Ma ancora più frequentemente vorrebbero la stessa cosa, spesso ottenibile solo dall’integrazione dei diversi comportamenti, però non sono capaci di comunicarselo e quindi piano, ma inesorabilmente, l’incompetenza comunicativa produce malintesi, fraintendimenti, incomprensioni, percezioni distorte che diventano interpretazioni, quindi verità .

Inevitabilmente lo scontro di verità, piccole o grandi, determina conflitto e guasta le relazioni che o si chiudono o s’inaspriscono sino a far diventare nemici. Provate a chiedere a delle persone in un luogo qualsiasi: un condominio, un’impresa, una città, ecc. se preferiscono stare bene o male.

Poi osservate i loro comportamenti effettivi e noterete che producono l’opposto di quello che desiderano e affermano: creano malessere nelle relazioni.

Non s’incontrano tra loro “persone” ma personalità, entrano in contatto sistemi complessi, che includono atteggiamenti, bisogni, propensioni, stili, storie, culture, valori, obiettivi, scopi di vita.

Stare insieme è complicato ma indispensabile, la presenza dell’altro è simultaneamente limite e opportunità per la propria realizzazione.

Certo si dovrebbe smettere di diventare produttori di verità.

Come diceva Einstein “La verità è un accordo ottenuto tenendo conto delle osservazioni, delle loro relazioni e delle relazioni tra gli osservatori”.

Ricordate le tipologie di Carlo Maria Cipolla nel suo interessante “allegro ma non troppo”? Il bandito, lo sprovveduto, l’intelligente e lo stupido.

Nello stesso libro si trovano le cinque leggi fondamentali della stupidità che vorrei ricordare, perché il punto è che i banditi riescono spesso a coinvolgere gli stupidi, più di quanto riescano gli intelligenti:

  • Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero d’individui stupidi in circolazione (e aggiungo nei nostri tempi anche i banditi).
  • La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
  • Una persona è stupida se causa un danno a un’altra persona o a un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno. aggiungo, a favore del bandito.)
  • Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide; dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare o associarsi con individui stupidi costituisce infallibilmente un costoso errore.
  • La persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista. soprattutto se orientata dal bandito,aggiungo).

Racconto una vicenda alla quale sto assistendo (ma certamente ognuno di voi ne conosce moltissime di analoghe) dove i quattro personaggi di Cipolla si confrontano: c’è la persona intelligente che sta operando per ottenere dei vantaggi in una situazione sociale complessa in un business difficile ma con opportunità per tutti i protagonisti. In questa situazione c’è un bandito professionista (quindi anche intelligente) che ha preso come suo alleato un banditello stupido allo scopo di ottenere suoi vantaggi personali opposti a quelli del sistema che comprende altri soggetti che sono prevalentemente sprovveduti o stupidi e quindi diventano il terreno di conquista delle dinamiche d’influenzamento del bandito e dell’intelligente.

Siamo nel conflitto con tutti i danni che questo comporta sulla qualità della vita, sui risultati di business, sulla vita civile.

Gli interessi possono determinare certamente differenze e questo è fisiologico, quindi il conflitto ha una sua inevitabilità naturale.

La patologia sta nel modo di trattarlo: il bandito fa giochi sporchi che tendono all’eliminazione dell’altro ed ha in generale un comportamento non etico; l’intelligente tenta l’accordo e il vantaggio per tutti ma normalmente lo stupido e lo sprovveduto si alleano con il bandito perseguendo il loro danno.

Un processo di comunicazione vitale deve includere la capacità di governare le differenze conflittuali, evitando che diventino scontri e accettandone episodi funzionali alla creazione di condizioni sane.

Certo il bandito ha altri scopi e quindi per lui il conflitto è la norma perché il dialogo e l’accordo sono contro i suoi interessi.

E’ paradossale ma è questo la spazio dove l’intelligente trova il suo punto di sfida e dove deve inventare soluzioni e processi.

Se uno è intelligente e trova un altro intelligente, tutto diventa piacevole e utile, ma se trova, un bandito è con costui che si deve misurare.

Gli sprovveduti o ancora di più gli stupidi tendono alla guerra senza farsi troppe domande oppure a comportamenti anestetizzanti in una melassa buonista che devitalizza le differenze con un modello di sottomissione o rinuncia all’affermazione di principi per la costruzione del dialogo.

Nella complessità occorrono tonalità emotive e lucidità interpretativa che diventa operativa dei soggetti intelligenti.

L’intelligente non può cambiare il bandito ma dovrebbe tentare di aiutare lo sprovveduto e lo stupido a esserlo meno.

Ma non basta chiederlo purtroppo e neanche dire a uno stupido che è tale per produrre in lui un cambiamento. Diceva qualcuno che se chiedi a un mulo di essere cavallo forse tu sei un asino.

Le persone vanno aiutate a capire e a uscire da una posizione indistinta e accompagnate verso la ricerca di nuove identità dialoganti.

Comunicazione è tentare di mettere in comune un senso del vivere insieme, non è stare fermi, è reagire al pericolo, non è inventare falsi nemici è attrezzarsi per fermare quelli veri.

Questo è un modo di pensare e agire che non viene spontaneo va aiutato, perciò servono intelligenze che non pretendono il consenso a tutti i costi, ma aiutano a trovare nuove tonalità .

Riempiere di senso il vuoto senza senso aiuta a passare dalla monotonia sloganistica alla polifonia del dialogo.

La complessità esprime differenze, le differenze diventano discontinuità, la discontinuità è rottura di equilibri devitalizzanti.

Il soggetto intelligente è un’espressione di discontinuità per il valore.