Il 25 luglio è il termine imposto dalla Banca Centrale Europea per individuare una soluzione relativa al rilancio della Banca Carige. Il 15 luglio, invece, è stato fissato per la banca genovese il primo atto con la riunione del Fondo Interbancario per decidere la data dell’assemblea dello Schema Volontario chiamato a convertire il bond da 318 milioni in capitale. Il Fondo Interbancario, cioè il consorzio che unisce gli istituti italiani (tranne quelli di credito cooperativo) è operativo per un secondo intervento, con un investimento di circa 200 milioni del Fondo Obbligatorio.

La Cassa Centrale Banca (Ccb) ha inizialmente sottoscritto una quota di capitale del dieci per cento, ma in crescita, subentrando al Fondo Interbancario, fino a diventare il partner industriale della banca genovese. Durante l’Assemblea dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) il presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, Salvatore Maccarone, ha dichiarato: “Non sappiamo ancora le dimensioni esatte dell’aumento del capitale, lo stiamo definendo”. 

L’eventuale bocciatura del progetto del Fondo Interbancario da parte dei soci aprirebbe la strada automaticamente alla liquidazione della banca, con la successiva cessione sul modello delle banche venete. La holding della famiglia Malacalza, la Malacalza Investimenti, titolare del 27,7% del capitale, dovrebbe sostenere il progetto. L’istituto ligure, in una nota, ha segnalato che l’aumento del fabbisogno patrimoniale rispetto a quello stimato a fine 2018 e a inizio del 2019 è attribuibile in larga parte all’aggiornamento degli obiettivi di derisking (target NPE ratio dal 22% originario a un obiettivo fra 0 e 5%) e di Total Capital ratio (al 15,3% al 2020 contro l’originario 13,75%) e ad altre componenti già illustrate al mercato a febbraio 2019.