Il nuovo Pontefice, Papa Leone XIV (Robert Francis Prevost), eredita un bilancio con un disavanzo operativo di circa 83 milioni di euro e un buco previdenziale stimato in 631 milioni di euro al 2022. Queste cifre emergono dall’agenzia Reuters. La mole passiva richiede l’urgenza di interventi sul bilancio corrente e sul lungo termine.

Inoltre, Al Jazeera sottolinea che la Santa Sede non ha pubblicato un rendiconto completo dal 2022; l’ultima relazione approvata (per l’audit 2024) ha confermato un rosso di 83 milioni di euro, raddoppiato rispetto al disavanzo di 33 milioni registrato due anni prima. A questo si aggiunge un rilevante passivo pensionistico, dovuto a costi operativi in aumento (personale, sicurezza, manutenzione).

Già nei mesi scorsi, Papa Francesco aveva dovuto fronteggiare la ferma opposizione di alcuni cardinali alle sue proposte di tagli e razionalizzazioni. A fine febbraio 2025 si è infatti costituito un nuovo “Gruppo Finanza” per tentare di chiudere il gap di bilancio, ma l’iter di approvazione dei risparmi e delle riforme previdenziali si è rivelato più lento e contrastato del previsto.

Alla sua prima messa nella Cappella Sistina, Leone XIV ha segnalato la volontà di mettere in ordine i conti vaticani, e di voler proseguire il lavoro del suo predecessore Francesco sul piano economico. Innanzitutto, ci sarà una pubblicazione regolare di bilanci conformi agli standard internazionali IPSAS. Inoltre, così come stabilito nel 2022, tutte le risorse della Santa Sede saranno centralizzate presso lo IOR. Papa Leone, quindi, guarda a un aumento di controlli interni con le nuove linee guida per evitare il riciclaggio.

Papa Leone XIV si troverà a dover bilanciare rigore finanziario e missione pastorale: da un lato mantenere il focus sulla giustizia sociale – in continuità con il suo nome, ispirato a Leone XIII – dall’altro ristabilire la credibilità di una Santa Sede segnata da scandali di bilancio e ritardi contabili. In questo contesto, il successo delle sue riforme dipenderà dalla collaborazione dei dicasteri, dalla cooperazione dei cardinali e dalla capacità di coinvolgere i laici nel governo economico della Chiesa, in un’ottica di sinodalità e partecipazione.