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Lettura Intelligente
Home›Lettura Intelligente›Boom di malattie infettive in seguito al cambiamento climatico

Boom di malattie infettive in seguito al cambiamento climatico

By Pasquale Castaldo
9 Dicembre 2020
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Le malattie infettive nel prossimo futuro si espanderanno su una più vasta area. La crisi climatica sta esacerbando la diffusione di malattie infettive mortali come la malaria e la febbre dengue. In generale le cattive politiche che sono state eseguite per arginare il fenomeno del cambiamento climatico avranno un impatto negativo sulla salute.

Una malattia infettiva è una patologia causata da agenti microbici (microorganismi e parassiti) che entrano in contatto con un individuo, si riproducono causando un’alterazione delle funzioni del corpo. La malattia è data da un rapporto difficile tra il sistema immunitario e l’organismo estraneo. I germi che causano le malattie infettive possono appartenere a svariate categorie ma le principali sono da attribuire a virus, batteri o funghi.

Lo studio del rapporto Countdown on Health and Climate Change 2020 di Lancet 

Il rapporto Lancet conferma il rapporto negativo tra salute e cambiamento climatico. The Lancet è una importante e prestigiosa rivista scientifica inglese, che si occupa di medicina, di fama internazionale. Viene pubblicata dal 1823, e periodicamente pubblica edizioni speciali che si occupano principalmente di malattie infettive. La rivista medica The Lancet ha appena lanciato l’allarme con il report annuale dal titolo Countdown on Health and Climate Change, facendo intendere che crisi climatica e pandemia da Covid-19 sono due questioni strettamente legate.

La rivista specializzata monitora la situazione della salute ambientale ormai dal 2015, anno della firma dell’accordo sul clima di Parigi firmato dagli stati membri delle Nazioni Unite.

La ricerca mostra un’inversione precoce delle tendenze positive riscontrate nei precedenti report di The Lancet. Le emissioni globali di anidride carbonica globale (CO2) continuano ad aumentare costantemente, con il conseguente aumento attuale della temperatura media globale di 1,2 °C. Per i ricercatori, questi sono stati i cinque più caldi anni registrati dal 2015. La risposta globale al cambiamento climatico si è attenuata e gli sforzi nazionali continuano a essere inferiori rispetto agli impegni assunti nell’accordo di Parigi.

L’utilizzo globale del carbone è aumento del 74% negli ultimi tre decenni. La riduzione dell’uso del carbone globale Le emissioni inquinanti provocate dal bestiame sono cresciute del 16% tra il 2000 e il 2017, con il 93% proveniente da animali ruminanti. Allo stesso modo, le diete insalubri stanno aumentando in tutto il mondo, con un eccessivo consumo di carne rossa che ha contribuito a circa 990mila morti solo nel 2017.che era stato osservato a partire dal 2013 si è invertita negli ultimi due anni: tra il 2016 e il 2018, il consumo di carbone è aumentato dell’1,7%.

Da questa situazione poco rosea per l’ambiente il report chiarisce che sono in aumento malattie infettive come la malaria, la febbre dengue e la zoonosi. Il cambiamento climatico e le sue conseguenze tendono a invadere gli habitat della fauna selvatica. Così favoriscono il passaggio degli agenti patogeni dagli animali agli esseri umani. Lo rivelano gli indicatori considerati sotto il capitolo degli impatti, esposizione e vulnerabilità al climate change.

Dall’Università di Milano un modello matematico per contrastare le malattie infettive

In un recente lavoro pubblicato sulla rivista Plos Neglected Tropical Diseases da un team di ricercatori dell’Università di Milano coordinato dal Prof. Nicola Ferrari del dipartimento di Medicina Veterinaria, è stato studiato un metodo per contrastare le malattie infettive. Il metodo proposto prevede l’uso di modelli matematici per l’analisi dell’evoluzione di un’epidemia per predirne l’andamento in risposta agli interventi di contenimento messi in atto. I ricercatori per testare l’efficacia del metodo hanno utilizzato come modello un parassita gastrointestinale del procione (Baylisascaris procyonis).

Tale virus può essere trasmesso all’uomo e risulta anche letale, ed assume interesse globale in seguito all’introduzione del procione nord americano in molti paesi europei tra cui l’Italia. Nello studio è stato sviluppato un modello matematico che descrive il parassita in questione, e una volta introdotto nell’ambiente studiano la sua evoluzione nella popolazione. In seguito vengono simulate matematicamente tre diverse strategie d’intervento volte a ridurre la probabilità di contagio per l’uomo.

Dalle analisi effettuate, emerge come l’intervento diretto sulla popolazione di procioni sia più efficace rispetto all’impiego di trattamenti farmacologici o interventi ambientali volti all’eliminazione del parassita. L’importanza dello studio consiste nel fatto che oltre a fornire una gestione specifica contro l’infezione, permette di gestire tramite i metodi matematici, anche senza conoscerle, la diffusione di altre malattie infettive. Questo grazie ad una migliore programmazione, che permette a priori di intervenire contro eventuali epidemie, consentendo un’azione più tempestiva.

Lebbra, peste e colera…dalla storia dobbiamo imparare il presente

Gli eventi passati che fanno parte della storia ci aiutano a capire il presente. Ai tempi del Covid dovremmo imparare ad ascoltare di più cosa la storia ci ha insegnato e a non contare solo sulle capacità adattive del genere umano. Le guerre, gli sviluppi tecnologici, i cambiamenti economici e sociali sono stati il “motore” delle civiltà e del progresso, così come i focolai di malattie infettive che hanno avuto un ruolo nel plasmare il mondo in cui viviamo. Le epidemie sono da sempre state una costante nella storia dell’uomo, con l’unica differenza che per molti anni non hanno riguardato i Paesi più sviluppati ed ora grazie alla globalizzazione tutto il mondo è travolto dal virus.

Una delle più antiche malattie infettive è la lebbra (dal greco lepra, squamoso). Non si conosce con certezza l’epoca in cui è apparsa questa malattia ma fonti storiche attribuiscono la nascita in India o in Africa. Questa malattia fu descritta anche nell’antica Roma dagli autori Aulo Cornelio Celso (25 a.C.- 45 d.C.) e Plinio il Vecchio (23–79 d.C.).

Nel V secolo a.C. Ippocrate utilizzò fu il primo ad utilizzare il termine “kolera”, anche se non si riferiva al colera epidemico di provenienza asiatica. Comunque fu il primo a teorizzare che le cause fossero interne, ovvero dovuto allo squilibrio dei quattro “umori” che costituivano il corpo. Tale teoria sostiene che il corpo umano sia composto da quattro sostanze che prendono il nome di “umori” che se non mantenute in equilibrio fra di esse causerebbero problemi fisici.

Successivamente dominò la scena la cosiddetta “teoria dei miasmi”, che attribuiva la capacità di minare la salute umana a determinate condizioni ambientali. Come la sporcizia, l’inquinamento, la presenza di acque stagnanti o certi fenomeni atmosferici. Una teoria sicuramente più moderna, anche se molto differente da quella dei popoli antichi, che inizialmente credettero che le malattie fossero l’espressione di forze soprannaturali. Queste fonti storiche ci permettono di avere un quadro ampio e profondo delle epidemie intercorse tra le varie epoche storiche, specialmente quando le fonti scritte erano ridotti all’osso.

Grazie alla presenza fisica di numerosi testi greci e latini, è possibile trovare le analogie con la contemporaneità. Inoltre, capire in che misura noi siamo debitori nei confronti dei nostri antenati. Senza trascurare le differenze che intercorrono con il tempo che si sta vivendo. Sono testimonianze realistiche di situazioni vissute, ma anche un patrimonio per tutta l’umanità.

Tagsambienteinformazionemalattiamalattia infettivamedicina
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