Il mercato dell’olio in Italia ed Europa

Negli ultimi mesi, in Europa, è in atto una guerra dei prezzi in ambito olivicolo. C’è addirittura chi parla di vera e propria “bolla speculativa” trainata da Spagna e Grecia. È una vera e propria spirale al ribasso che rischia realmente di mettere in crisi un settore già duramente provato dal problema Xylella. Dal 2012 al 2017, infatti, la Xylella fastidiosa ha danneggiato gravemente circa 6,5 milioni di olivi in Puglia. Tali stime sull’impatto del batterio scoperto in Italia nel 2013, furono presentate lo scorso ottobre alla seconda conferenza sulla Xylella dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ad Ajaccio. Teoricamente tale guerra dei prezzi non dovrebbe interessare il nostro paese: con una produzione mai così bassa e quotazioni stabilmente intorno ai 6 euro/kg, l’Italia sarebbe teoricamente fuori da ogni disputa commerciale. Ma non secondo gli operatori greci e spagnoli, infuriati per l’atteggiamento ribassista dei commercianti italiani.
In questo periodo non si contano le offerte di acquisto a frantoiani e produttori greci a 2,8-2,85 euro/kg per oli extra vergine di oliva con acidità intorno allo 0,5, che è lo standard di quest’anno. Si tratta di prezzi di 30-40 centesimi inferiori all’ attuale quotazione di mercato e un livello sotto il quale gli olivicoltori greci non vogliono scendere. La minaccia, però, è sempre la stessa: andare in Spagna, dove il boom produttivo di dicembre sta favorendo il ribasso dei prezzi.
In poche settimane il prezzo dell’olio lampante, ovvero quello i cui difetti qualitativi sono marcati e la cui acidità supera il 2%, che è il vero standard di riferimento nel Paese iberico, è passato da 2,4 a 2,15 euro/kg, con la prospettiva di scendere presto sotto i 2 euro/kg. La volontà dei commercianti, anche italiani, è poter arrivare a offrire l’olio di oliva a prezzi molto vicini ai 2 euro/litro, anche 1,99 euro/litro in offerta.
Siamo sostanzialmente in presenza di un ritorno a vecchie logiche commerciali, considerando che tra dicembre 2008 e luglio 2012 il prezzo dell’olio lampante non aveva mai superato i 2 euro/kg, arrivando a toccare la quotazione più bassa nel gennaio 2012 a 1,54 euro/kg. Dal 2013/2014, la quotazione era rimasta stabilmente sopra tale soglia. Il prezzo del lampante è particolarmente importante e legato a quello dell’extra vergine: infatti la differenza di prezzo tra lampante ed extra vergine in Spagna è di 50-60 centesimi. Portare il lampante sotto i due euro significherebbe collocare l’extra vergine intorno a 2,5 euro/kg, una soglia considerata non più remunerativa neanche in Spagna, specie in un’annata come questa, dominata dalle basse rese. Grazie a tale situazione tesa, gli speculatori al ribasso, tra i quali certamente anche alcuni italiani, stanno tirando molto la corda, sperando di sfruttare il momento per accaparrarsi buone scorte di oli a prezzi molto competitivi da far valere sugli scaffali dei supermercati nei prossimi mesi.
Vendere un prodotto d’eccellenza come quello italiano a un prezzo stracciato significa non rientrare nemmeno delle spese sostenute dagli agricoltori per lavorare i terreni, curare le piante e irrigare. Dopo la disastrosa annata passata, la peggiore di sempre, questa bolla commerciale potrebbe mettere definitivamente in ginocchio migliaia di famiglie ed un intero settore simbolo del Made in Italy.
The oil market in Italy and Europe
In recent months, in Europe, a price war is underlay in the olive sector. There are even those who speak of a real “speculative bubble” driven by Spain and Greece.
It is a true downward spiral that really threatens to undermine a sector that has already been acutely tested by the Xylella problem. In fact, from 2012 to 2017, “Xylella fastidiosa” has seriously damaged about 6.5 million olive trees in Puglia. These estimates on the impact of the bacterium discovered in Italy in 2013, were presented last October at the second xylella conference of the European Food Safety Authority (Efsa), in Ajaccio. Theoretically, this price war should not affect our country: with a production never so low and prices permanently around 6 euros / kg, Italy would theoretically be out of any commercial dispute. But not according to the Greek and Spanish operators, inflated by the bearish attitude of Italian traders.
In this period there are no purchase offers to millers and Greek producers for 2.8-2.85 euros / kg for extra virgin olive oils with acidity of around 0.5, which is the standard this year. These are prices of 30-40 cents lower than the current market price and a level below which Greek olive growers do not want to go down. The threat, however, is always the same: to go to Spain, where the boom of december production is favoring lower prices.
In a few weeks the price of lamp oil, or the one whose quality defects are marked and whose acidity exceeds 2%, which is the true reference standard in the Iberian country, has gone from 2.4 to 2.15 euros / kg, with the prospect of falling quickly below 2 euros / kg. The will of the traders, even Italians, is to be able to offer olive oil at prices very close to 2 euro / liter, even 1.99 euro / liter on offer.
We are basically in the presence of a return to old commercial logic, considering that between December 2008 and July 2012 the price of lamp oil never exceeded 2 euro / kg, reaching the lowest price in January 2012 at 1.54 EUR / kg. From 2013/2014, the listing remained stably above this threshold.
The price of lampante is particularly important and linked to that of extra virgin: in fact, normally, the price difference between lampante and extra virgin in Spain is 50-60 cents. Bringing the glaring below two euros would mean placing the extra virgin around 2.5 euros / kg, a threshold considered no longer profitable even in spain, especially in a vintage like this, dominated by low yields. Thanks to this tense situation, downward speculators, including certainly some Italians, are pulling a lot of rope, hoping to take advantage of the moment to grab good stocks of oils at very competitive prices to be relied on on supermarket shelves in the coming months .
Selling a product of excellence like the Italian one at a bargain price means not even returning the costs incurred by farmers to work the land, take care of the plants and irrigate. After the disastrous past year, the worst ever, this trade bubble could finally bring thousands of families and a whole sector of Made in Italy to its knees.