Storytelling e geofencing, il marketing del futuro nel settore food
Il marketing assurge sempre più a fattore essenziale per la promozione del proprio brand e per il posizionamento nel mercato dei propri prodotti. Tale assunto, vale maggiormente se si sottolinea come oggi cresca esponenzialmente l’importanza di creare strategie di comunicazione “tarate” sul singolo cliente potenziale o comunque su segmenti ristretti e precisi di clienti potenziali. Ci si accosta ad un prodotto in momenti precisi, per esigenze precise, spinti da bisogni precisi. E spesso tali momenti, esigenze e bisogni sono assolutamente soggettivi. Ciò vale anche quando il prodotto da proporre e vendere è un prodotto food.
Le nuove tendenze del marketing in questo settore in poderosa espansione e fortemente esperienziale sono essenzialmente due: storytelling e geofencing. Nel 2002 Sergio Ziman, allora direttore marketing di Coca-Cola, disse: ”La pubblicità così come noi la conosciamo è morta, inizia l’epoca dello storytelling”. Questa frase è un vero è proprio manifesto soprattutto oggi. Manifesto che propugna il passaggio dalla forza comunicativa del logo a quella della story. Oggi, più che allora, il brand non basta più. I consumatori vogliono conoscere la storia che c’è dietro. Un’azienda, un prodotto, devono vivere tale storia ed operare o apparire in modo da essere sempre fedeli a ciò che si racconta. L’identità deve quindi essere chiara, forte, riconoscibile.
Un grande problema di noi italiani, specialmente dei ristoratori, è l’incapacità di raccontarsi. L’incapacità di attuare ciò che gli americani chiamano storytelling: il raccontare la propria storia ed il proprio prodotto. E se ciò è vero in termini generali, in quanto lo “storytelling” dovrebbe essere parte integrante del marketing e della comunicazione aziendale, è ancora più vero all’interno dello strumento di vendita più potente che ogni ristoratore ha a disposizione: il menù. Quest’ultimo è il primo strumento di storytelling a disposizione di ogni ristoratore. Il piatto proposto, andrebbe raccontato e spiegato in modo accattivante ma realistico. Uno studio condotto da Brian Wansink, docente alla Cornell University e direttore del Cornell Food and Brand Lab., su centinaia di clienti di ristoranti, ha evidenziato che i piatti presentati nel menu in maniera articolata e narrativa vengono scelti il 23% di volte in più rispetto ai soliti descritti in maniera più tradizionale.
Questo vuol dire che “Filetto di pescato del giorno croccante su un letto di verdurine al vapore e nettare di limone emulsionato” , ha il 23 % di opportunità in più di essere scelto rispetto al “Pesce al forno con verdure”. Scrivere in modo più narrativo e descrittivo, non solo porta a percepire questi piatti come migliori, ma influisce molto anche nel rapporto qualità/prezzo. In poche parole, per piatti descritti in modo narrativo il cliente gli riconosce un valore maggiore. In sintesi termini come: morbido, delicato, cuore, croccante, bio, della tradizione, cremoso, fondente, nettare, e così via, aiutano a vendere di più.
Il segreto di una descrizione come quella precedente è appunto lo storytelling. È il mettere a nudo gli ingredienti del piatto proposto. Il raccontarlo. Spiegare ad ogni singolo cliente che quel piatto è differente e che quindi merita un’attenzione (ed un prezzo) differenti. Ma arriviamo al secondo punto di una buona strategia di marketing per il proprio ristorante o attività nel settore food: nel 2020 ogni ristoratore o rivenditore di prodotti alimentari dovrebbe fare un uso migliore della tecnologia di geofencing per attrarre potenziali clienti che girano nella stessa zona del proprio ristorante o store. Il geofencing può avere svariate e molteplici applicazioni. È un servizio basato sulla posizione in cui un’app o altro software utilizza dati GPS, Wi-Fi o cellulari per attivare un’azione preprogrammata quando un dispositivo mobile entra o esce da un confine virtuale impostato attorno a un’area geografica, nota come geofence. A seconda di come è configurato, questo servizio può inviare notifiche push mobile, inviare messaggi di testo, avvisi o annunci pubblicitari mirati sui social media o fornire dati di marketing basati sulla posizione.
Un rivenditore, nel nostro caso ristoratore o esercente nel comparto food in generale, potrebbe disegnare ad esempio un geofence (che si traduce dall’inglese come geo–recinzione) attorno ai suoi punti vendita per attivare avvisi mobile per i clienti che hanno scaricato l’app mobile del rivenditore. In modo da essere sempre individuabile dai propri potenziali clienti ed offrire loro il proprio menu del giorno o le proprie offerte food del momento.