Milano città dei ricchi: lo dice l’INPS

Nel suo rapporto annuale, presentato alla Camera dei Deputati, l’INPS lascia emergere un dato importante: la maggioranza dei super ricchi italiani vive nella città di Milano. I dati parlano chiaro: a Milano vive il 54% del top 0,01% ossia coloro che guadagnano più di 533 mila euro annui e il 47% del top 0,1% cioè coloro che guadagnano più di 217 mila euro l’anno. Al secondo posto, tra le città italiane troviamo Roma, con dati che tuttavia non raggiungono un terzo di quelle milanesi. Percentuali che calano drasticamente se si scende al sud Italia. Dati curiosi anche circa le differenze di genere: dei super ricchi solo il 7,5% è donna, percentuale che sale al 15% nella microfascia del top 0,1%.
La concentrazione di redditi alti nel nord Italia, in particolare nella provincia di Milano, ha però implicazioni anche dal punto di vista delle competenze professionali e imprenditoriali, testimoniando un’agglomerazione di attività e imprese produttive lì dove ovviamente i redditi raggiungono i loro picchi. Di conseguenza quello che emerge è una distribuzione disomogenea di aree produttive sul territorio nazionale.
In realtà nel nostro paese, negli ultimi trent’anni, c’è stato un aumento rilevante della soglia per entrare nella fascia del top 0,01%: mentre nel 1978 la soglia era rappresentata da un reddito annuo superiore ai 220 mila euro. Attualmente la soglia è pari ai 533 mila. Un aumento del 242% che, però, va anche analizzato nel contesto di una stagnazione salariale che ha coinvolto il mondo lavorativo italiano negli ultimi due decenni. Elementi non positivi se rapportati (come ha sottolineato lo stesso Pasquale Tridico, presidente dell’INPS), con il divario tra normali percettori di reddito e i così detti top earners.
Oltre ai dati reddituali, informazioni rilevanti sono emerse anche circa la tipologia lavorativa: se nel 2008 la percentuale degli occupati part-time era del 15%, attualmente gli impiegati part-time rappresentano il 20% degli occupati totali. Sempre secondi i dati INPS si tratterebbe però di un aumento di natura involontaria.