Napoli si prepara a diventare capitale dell’economia del mare nel 2027, raccogliendo il testimone come punto di riferimento per uno dei settori più strategici del Paese. L’annuncio è arrivato nel corso dell’evento organizzato da Confindustria, “Economia del Mare: il motore blu della competitività italiana”, dove il presidente di Confitarma, Mario Zanetti, ha ribadito con forza: «Il Mezzogiorno è centrale per lo sviluppo marittimo nazionale e internazionale».
Un’affermazione subito accolta dal ministro della Protezione civile e della Risorsa mare, Nello Musumeci, che ha sottolineato: «Sono i porti del Mezzogiorno quelli che meglio stanno performando. Il mare è tornato al centro dell’agenda di governo». Un segnale di attenzione al Sud che, secondo Musumeci, «con l’esecutivo Meloni è stato finalmente valorizzato dopo anni di trascuratezza politica».
Un documento strategico per la “blue economy”
Durante l’evento è stato presentato anche il nuovo Documento strategico per l’economia del mare, elaborato da Confitarma con il supporto del sistema Confindustria. Un piano articolato che evidenzia il valore industriale del comparto, dalla nautica da diporto alla cantieristica navale, fino alla logistica portuale.
Zanetti ha illustrato i numeri della crescita: «L’economia del mare ha raggiunto un valore di 216,7 miliardi di euro, in crescita del +21,5% rispetto al 2024, con 76,6 miliardi di impatto diretto. Parliamo dell’11,3% del PIL, rispetto al 10,2% dell’anno scorso, e di **oltre un milione di occupati in 230mila imprese».
Per ogni euro investito, il comparto marittimo ne attiva in media quasi due, «e in settori come la cantieristica, il moltiplicatore è anche superiore», ha precisato Zanetti.
Tre driver per rilanciare la competitività
Il documento definisce un nuovo modello di politica industriale, basato su tre direttrici strategiche:
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Potenziamento delle infrastrutture portuali;
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Modernizzazione delle flotte e dei vettori;
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Investimenti nelle competenze e nella formazione del capitale umano.
A supporto, tre fattori abilitanti: disponibilità di risorse finanziarie per sostenere le transizioni energetica e digitale, semplificazione normativa e amministrativa, e un piano efficace di comunicazione per promuovere cultura marittima e sinergie tra attori pubblici e privati.
Fincantieri: formazione e innovazione per il futuro del mare
Il presidente di Fincantieri, Biagio Mazzotta, ha ribadito l’importanza della formazione tecnica e dell’innovazione: «L’economia del mare genera valore economico, occupazionale e ambientale lungo tutta la filiera. Ma il vero valore aggiunto sono le persone. Per questo sosteniamo progetti come ‘Maestri del Mare’, che puntano a formare giovani talenti e professionisti del saper fare».
Mazzotta ha anche evidenziato la sfida della carenza di manodopera specializzata, proponendo un modello che integri robotica, automazione e alta formazione, senza mai perdere di vista «la centralità della professionalità umana».
Intermodalità e logistica: il ruolo chiave di Fs
Sul tema dell’integrazione tra porti e trasporti, è intervenuto Stefano Donnarumma, amministratore delegato del Gruppo Fs, immaginando una partecipazione diretta del gruppo alla gestione delle aree logistiche portuali: «I porti devono essere pienamente integrati nella rete intermodale del Paese. Per farlo servono investimenti mirati e scelte normative chiare».
Il Mezzogiorno al centro dell’economia marittima
Con una quota del 15,5% del valore economico complessivo (contro l’11,3% della media nazionale), il Mezzogiorno si conferma motore fondamentale della blue economy italiana. Un ruolo strategico che il governo e il sistema industriale sembrano ora pronti a riconoscere, trasformando il Sud in piattaforma logistica, produttiva e occupazionale di rilievo europeo.
Napoli, designata capitale 2027, si prepara così a rappresentare il baricentro di una nuova visione di sviluppo, fondata su mare, competenze, innovazione e coesione territoriale.

