Scacco matto alla cosmesi, sotto la mascherina niente rossetto

In tanti pensano e dicono la frase «Ma che me lo metto a fare il rossetto?». In effetti, la mascherina anti Covid-19 copre in modo perfetto le labbra e metà del viso. Uno dei prodotti con maggiore appeal tra le donne, in questo periodo di crisi, sembra aver perso il suo fascino: si comprano sempre meno rossetti.
Secondo dati di Cosmetica Italia, pubblicati dal Sole24ore, il settore cosmetico, ha perso in media il 48%. Una perdita che si è sentita soprattutto per quanto riguarda la profumeria (-75%), compensata solo in parte da acquisti effettuati online (cresciuti quasi del doppio).
Secondo uno studio firmato da McKinsey&Company dal titolo “come il Covid19 ha cambiato il settore cosmesi”, il fatturato cosmetico mondiale nel 2020 ha perso tra il 20 e il 30 per cento. Anche l’erboristeria conferma il calo del sell out, il settore, infatti, entro la fine dell’anno ha in previsione una perdita di oltre il 20% del suo fatturato.
Il Lipstick index
Secondo gli economisti, in un periodo di crisi, avviene un incremento di shopping, soprattutto per quanto riguarda i rossetti. Il primo a coniare il termine di Lipstick Index fu Leonard Luder, presidente di Estèe Lauder azienda cosmetica fondata a New York, per descrivere la crisi del 2001, durante la quale la vendita di rossetti aumentò dell’11%. È Read my Lipstick, il titolo del grafico che analizza la vendita del rossetto dal 1989 al 2007. Ad occuparsi dei dati italiani, invece, è stato uno studio condotto da Ansa.
I risultati sembrano sbalorditivi, anche se non applicabili all’emergenza in corso. Nel ’68 le italiane spendono 1,5 milioni di euro in rossetti. Anche le femministe non rinunciavano ad un velo di trucco, lo facevano anche le suffragette del ‘900. Mettere il rossetto risultava un gesto sovversivo per affermare la propria idea politica. Nel 1973 l’Italia è segnata dalle rivendicazioni delle Brigate Rosse. I negozi chiudono prima, in macchina si può andare più lentamente e non di domenica, e il settore della cosmetica raggiunge i 56 milioni di euro.
Con l’avvento di Tele Milano di Silvio Berlusconi, nel 1976 gli italiani spendono di più in prodotti di bellezza, inclusi gli shampoo, il rossetto raggiunge un fatturato di vendita pari a 2,8 milioni. Successivamente, con l’uccisione di Aldo Moro, la tensione è così alta, che il rossetto diviene addirittura un bene di rifugio con i suoi ben 433 milioni di euro. Negli anni 80’ con l’arrivo di flash dance e dell’aerobica casalinga il consumo dei cosmetici supera i 700 milioni di euro.
Il 1992 è segnato dalle stragi di mafia di Falcone e borsellino, con una recessione alle stelle, ma la vendita del rossetto non perde colpi, anzi risale superando i 5 miliardi di euro.
Bisognerà aspettare gli anni 2000, però, quando con la Brexit, e gli attacchi terroristici di Nizza, Istanbul e Bruxelles, il rossetto raggiungerà vendite record circa 117 milioni di euro.
La teoria di Leonard Luder non sembra trovare terreno fertile sotto la spinta estenuante di un virus. Oltre a cambiare la vita degli uomini, si diverte a coprirgli anche il volto.
Il settore cosmesi post Covid-19
Il coronavirus sembra non mollare, e di fatto, la cosmesi diventa di giorno in giorno un lusso superfluo.
«Numerosi saranno i cambiamenti che investiranno il settore del beauty. Si preferiranno le formule a lunga durata e resistenti alle sbavature. Si sceglieranno sempre di più fondotinta capaci di coprire le imperfezioni in modo efficace, senza macchiare le mascherine. Probabilmente il focus trucco si sposterà sugli occhi. I prodotti per le labbra diventeranno sempre più mirati al comfort e alla cura. Non dovranno macchiare ma resistere sempre più a lungo nel corso della giornata. C’è da puntare sulla qualità del rossetto e su formule sempre più innovative a prova di mascherina» spiega Michael Nolte, creative director dell’agenzia di trend Beautystreams
A farne le spese è anche la sostenibilità dei prodotti. Il passo indietro rispetto ai prodotti green, infatti, sembra essere d’obbligo. Negli ultimi anni si è preferito un prodotto ecologico e naturale. Attualmente un consumatore su due preferisce un prodotto di origine chimica, che di fatto viene considerato più sicuro.
Elemento essenziale anche l’assenza di contaminazione. D’obbligo quindi un contenimento che sia a prova di virus, a discapito di un mondo che remava verso la plastic free.
A livello mondale
A livello mondiale si stima nell’anno un calo della domanda di cosmetici, di poco inferiore al 30%.
«Arriveranno i prodotti del post Covid-19 – dice Ancorotti, presidente Cosmetica Italia – non si rinuncerà però al makeup, ma si darà maggiore spazio ai prodotti occhi e alla cosmesi che possa offrire maggiore idratazione ed igienizzazione».
Mentre il virus sembra aver dato scacco matto alla cosmetica mondiale, mandando in tilt persino il rinomato lipstick index, il rossetto resta ancora sulla bocca di molti, reggendo ai numerosi urti economici. Perché come diceva Audrey Hepburn, neppure i messaggi tristi possono essere letti senza un filo di rossetto.