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"Niente ti dirà dove sei, ogni attimo è un posto, dove non sei mai stato"

 

Se non l’avete vista, cercatela, guardatela e ascoltate con attenzione.

Mi riferisco alla puntata dei dieci comandamenti di Iannaccone centrata su Ezio Bosso.

Ezio Bosso è un essere umano bello e straordinario.

Per chi non lo conoscesse, è un compositore, musicista, direttore d’orchestra e ora anche direttore artistico del Teatro Verdi di Trieste.

Ezio Bosso è stato un bambino prodigio: a quattro anni sapeva leggere lo spartito e suonava.

La sua genialità lo portò rapidamente a conseguire risultati notevoli nel campo della musica quando il destino nel 2011 lo fermò per provarlo in modo violento.

Dovette sottoporsi a un intervento al cervello per l’asportazione di una neoplasia.

L’intervento riuscì, lasciandogli tuttavia una rara malattia neurovegetativa che lo costringe per la vita alla sedia a rotelle e a grandi difficoltà motorie complessive e anche di linguaggio.

Ma parla, e la sua voce sembra che arrivi da un altro mondo, da lontano. Ogni parola è una sofferenza ma anche un’intensità. C’è uno strano unico modo gioioso pieno di dolore nel suo modo di parlare.

Parla della musica e dice: “Dobbiamo imparare sempre ascoltando e ascoltandoci.  Vogliamo non essere i migliori ma migliorarci. Se io miglioro me stesso, costringo chi suona con me a migliorarsi e così via, senza fine”.

Dopo l’operazione, come effetto collaterale, aveva dimenticato tutto.

Tutto.

Aveva dimenticato come suonare, come parlare, come “vivere”.

Ha voluto e dovuto riapprendere tutto.

Tutto.

E molto di più, aggiungendo ogni giorno vitalità alla sua vita.

Parla ancora della musica e della vita: “La musica sta nel silenzio, si basa su quella piccolissima pausa che creiamo con quella tensione che forma l’attesa”.

È come nell’amore, nell’amicizia, come negli incontri di senso che non finiscono mai.