E’ morto Silvio Berlusconi, un pezzo di storia italiana chiude il suo ciclo
L’ex Presidente del Consiglio aveva 86 anni, era malato da tempo di leucemia. Lascia un vuoto incolmabile nel centrodestra italiano
Il Cavaliere ci ha lasciati. Malato da tempo di leucemia mielomonocitica cronica, con la tenacia e la forza che l’hanno contraddistinto lungo tutta la sua vita, Silvio Berlusconi ha lottato fino alla fine, conservando lucidità di pensiero e visione. Aveva 86 anni.
Una figura controversa, che ha spaccato l’Italia, acceso e animato il dibattito pubblico, influenzato tutti, a prescindere dall’orientamento politico. Difficile immaginare un’Italia senza il “Berlusca”, così come difficile è riassumere in poche righe la sua vita e il suo significato per l’Italia e per gli italiani.
La sua incredibile storia
Tycoon di fama internazionale e Presidente del Consiglio per tre volte, tra il 1994 e il 2011, è stato capace di accentrare sulla sua figura la vita pubblica di un intero Paese per circa un trentennio.
Dopo i primissimi lavori come cantante e intrattenitore sulle navi da crociera, già da giovanissimo ottiene un grande successo nel mondo degli affari, prima nell’edilizia e poi nel settore della comunicazione e dei media. In un condominio di Milano 2 dà vita a “Telemilano 58”, che passerà ben presto all’etere col nome di “Canale 5”. Nel 1977 viene nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone. Appassionato di calcio e tifoso del Milan, nel 1986 acquista il club sull’orlo del fallimento e lo fa divenire uno dei più vincenti al mondo. Nel 2018 compra il Monza, che porta per la prima volta in serie A.
Dal 1994 protagonista indiscusso della vita politica italiana, non solo per aver fondato un partito, “Forza Italia”, ma soprattutto per aver introdotto un approccio nuovo alla politica. Il “Modello Berlusconi” si impone nella Seconda Repubblica: il leader crea il partito e gli fornisce senso, regole e valori. E’ l’era del partito personale.
«L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà» è il famoso incipit del discorso con cui il 26 gennaio del 1994 annuncia ufficialmente la sua discesa in campo davanti ad una telecamera.
Per più di 20 anni il Cavaliere è il leader della coalizione del centrodestra. Alla guida del Polo delle Libertà vince con il 42,9%, ma viene coinvolto nell’inchiesta sulle tangenti della Guardia di Finanza e la Lega toglie la fiducia al Governo.
Nel 2005, dopo le dimissioni causate dalla sconfitta alle regionali, nasce il suo terzo Governo. Nel 2007, in Piazza San Babila, Berlusconi sale sul predellino dell’auto e lancia il Popolo della Libertà, con cui vince le elezioni politiche del 2008.
Durante il Berlusconi IV ci sono frizioni con Fini, il premier invita l’alleato a dimettersi da presidente della Camera. Famosa la risposta di Fini: “Che fai, mi cacci?”.
Il 2011 è l’annus horribilis. Crisi economica e spread alle stelle piegano l’Italia. Il 9 novembre Giorgio Napolitano nomina Mario Monti senatore a vita. Soltanto il giorno prima, con il voto sul Rendiconto alla Camera, il premier comprende di non avere più la maggioranza assoluta. Tre giorni dopo, Silvio Berlusconi sale al Colle per dimettersi. Il 16 novembre il Presidente della Repubblica darà a Monti l’incarico di formare un governo tecnico. Lo spread scenderà a 368 punti il 6 dicembre. Ma l’anno terminerà con il differenziale di nuovo sopra quota 500.
Le vicende giudiziarie
Sono oltre 30 i procedimenti giudiziari nei quali Silvio Berlusconi è stato imputato. Nel corso degli anni gli sono stati contestati diversi reati che vanno dalla corruzione al concorso in strage, dal falso in bilancio alla concussione, fino al vilipendio all’ordine giudiziario e alla prostituzione minorile.
Una vita densa e controversa. Una parabola unica.
Silvio Berlusconi era malato e stanco da tempo. Il suo giorno è arrivato, lasciando un po’ tutti sgomenti. “Silvio non c’è più”, parafrasando un famoso slogan dei suoi anni d’oro. E un dato è certo, non è questione né di politica né di affari. Oggi ogni cosa passa in secondo piano. Oggi gli italiani perdono l’Uomo d’Italia, che ha modernizzato il Paese, il suo linguaggio politico, televisivo, sociale e culturale. L’Uomo che ha lavorato per la rivoluzione liberale. Un leader oggettivamente ineguagliabile, orfano di eredi.