Panoramica sul MES
Il MES, “Meccanismo Europeo di Stabilità” o “Fondo Salva Stati”, è un organismo europeo che ha come scopo quello di intervenire a favore dei paesi aderenti che versano in condizioni di difficoltà economica. Ognuno dei paesi membri è tenuto a versare una somma di denaro per la creazione di un fondo comune a cui attingere per attuare diverse misure economiche in caso di bisogno. Tale cifra per l’Italia ammonta a circa 80 miliardi di euro (di cui ad oggi circa 14 versati). La concessione degli aiuti economici deve passare attraverso la Commissione Europea, la BCE e il Fondo Monetario Internazionale; la partecipazione al MES inoltre ha come sua propedeuticità l’accettazione di un piano di riforme in campo di consolidamento fiscale, riforme strutturali e del settore finanziario.
Se da una parte le misure di consolidamento fiscale potrebbero andare a incidere sui fondi per la spesa pubblica, dal 2018 si discute per un iter agevolato di partecipazione per i paesi più indebitati come l’Italia, evitando una manovra “lacrime e sangue”. Il dibattito si è riacceso recentemente perché su richieste di diversi paesi è stato proposto che chiunque voglia beneficiare di questo “credito precauzionale” debba essere tenuto a rispettare i parametri del Trattato di Maastricht. Dei 19 paesi coinvolti, allo stato attuale solamente 10 rispettano tali parametri e tra questi l’Italia non figura. Rimane la possibilità di accedere, per questi paesi, ad una seconda linea di credito (ECCL), per tutti i membri il cui rapporto debito/PIL sia superiore al 60%, a patto che vengano disposte misure correttive per rientrare appena possibile entro i parametri. La firma definitiva del trattato è stata fissata nel corso di un meeting tra 4 e 5 dicembre al primo trimestre del 2020.
Nel corso dello stesso incontro l’Italia è riuscita ad ottenere una maggiore discrezionalità nel caso di ristrutturazione del debito, qualora uno Stato dovesse ricorrere al Fondo. È bene ricordare inoltre che il 2019 ha visto introdotte solo delle sostanziali modifiche, ma il trattato è già in vigore. In particolare, le modifiche previste sono nuove procedure di ristrutturazione del debito pubblico tramite riduzione concordata del valore del prestito fatto dallo Stato e la possibilità di backstop, vale a dire l’utilizzo del fondo per le risoluzioni bancarie. La modifica di un trattato vincolante richiede adesso l’approvazione di tutti i parlamenti nazionali, ma lo scontro politico intorno al MES non accenna a placarsi, con le forze di opposizione che denunciano il fondo come strumento di ingerenza delle istituzioni UE negli affari nazionali.