Clubhouse, il nuovo social “vocale” che ha appassionato gli italiani
Era marzo 2020 quando il mondo combatteva per la prima volta col Covid-19 e la solitudine prendeva piede nelle case di ogni posto del mondo. Da qui, sembra partita l’idea geniale di Paul Davison e Rohan Seth, precedentemente impiegati presso Pinterest e Google. L’obiettivo principale era quello di creare un social che avesse come unica tipologia di contenuto la voce: da qui nasce Clubhouse.
Il successo, per il social, non è stato immediato, per i primi tempi infatti, si è arrivati ad un numero esiguo di utilizzatori, circa 1500, fino ad arrivare ad un passa parola tra personaggi dello spettacolo e non, collezionando in pochi giorni 5 milioni di utenti.
Come funziona Clubhouse?
Per usufruire del nuovo social basta avere 18 anni ed essere in possesso di un iPhone, anche se prossimamente sarà disponibile una versione anche per Android. Una delle caratteristiche principali è senz’altro l’esclusività: Clubhouse, infatti, è un social “su invito”, ed ogni utente ha a disposizione un massimo di due inviti soltanto.
Niente post, niente foto e niente commenti, Clubhouse permette agli utenti di comunicare tra loro solo attraverso la propria voce in stanze tematiche. In room è possibile interagire con gli altri esclusivamente in diretta.
Le stanze possono essere aperte da chiunque, e sono organizzate su un principio semplice e basilare: chi ha organizzato la stanza parla di un tema scelto, e gli altri, ovvero coloro che intendono aggregarsi alla sorta di “conferenza”, possono o semplicemente ascoltare, oppure cliccare sull’icona che dà in modo concreto “per alzata di mano” la possibilità di esprimere la propria idea al riguardo. Ogni stanza può contenere massimo 5mila utenti, e ogni utente potrà abbandonare la stanza in qualunque momento si voglia, senza notificarlo agli altri.
Clubhouse oltre a sottolineare l’esclusività che manca agli altri social, garantisce un’altra peculiarità importante: il real time. Ogni discussione non potrà essere riprodotta in differita, e le conversazioni scompaiono nello stesso momento in cui la stanza viene chiusa.
I numeri Clubhouse
Dopo un inizio fiacco con circa 1500 utenti, ad oggi la piattaforma ha un valore economico di 1 miliardo di dollari, ed è sorretta da 183 investitori, con più di 5 milioni di iscritti in tutto il mondo. Numeri certamente inferiori rispetto ai colossi a cui siamo abituati, ma essi assumono una connotazione alquanto positiva se si pensa che Clubhouse è su invito.
Rischi e benefici di Clubhouse
Come ogni social, anche Clubhouse detiene aspetti positivi e negativi su come esso impatti sulla vita del fruitore. Di sicuro, il punto di forza principale del social vocale, è la “forza del gruppo”, ovvero un posto dove tutti sono sullo stesso piano, e dove tutti per poter parlare possono e devono farlo per alzata di mano. Ciò aiuta notevolmente lo sviluppo delle capacità espressive, e favorisce la creazione di nuovi gruppi di amicizia o lavorativi. Un altro punto di forza è senz’altro la condivisione degli interessi: essendo un social basato su stanze tematiche, esso permette ai suoi fruitori di condividere tempo e spazio solo con coloro che condividono le stesse passioni, valori ed interessi.
Tuttavia, Clubhouse detiene anche aspetti psicologici da tenere in conto. La prima sensazione è certamente quella di sentirsi esclusi da un certo sistema. Essendo un social su invito, Clubhouse, rischia di diventare un social elitario che non include tutti. Da qui, potrebbero emergere sentimenti di rabbia e delusione.
L’aspetto più negativo del social ad oggi, però, sembra essere un altro: la diffusione di comportamenti scorretti. Si è notato che in alcune stanze, dibattendo di argomenti scottanti come etnia, genere, omotransfobia e affini, non ci sia stato un controllo totale sui contenuti vocali, ciò potrebbe minacciare e compromettere la sensibilità altrui. Su questo punto, la società produttrice ha già sottolineato che ci saranno maggiori controlli.
A rendere Clubhouse un luogo insidioso è anche la dipendenza dai social network. Esso, infatti, è alla pari di altri social in cui gli utenti dopo la prima esperienza fanno fatica “a viverne senza”. Tuttavia tale attaccamento dannoso, sembrerebbe essere giustificato da una mancata socialità esterna, laddove il covid19, infatti, ha fatto terra bruciata intorno alle persone, il social vocale, sembra arginare le distanze, permettendo a chiunque voglia di chiacchierare con altri, di farlo, come si faceva una volta sui tavolini di un bar.
Il successo italiano
“Gli italiani amano Clubhouse” queste le parole dei due fondatori, i quali affermano con entusiasmo che soprattutto durante la prima ondata di covid, gli italiani hanno popolato e animato diverse stanze per quasi 24 ore al giorno. La chiave del successo, sembrerebbe essere racchiusa in una sola parola: umanità. Interagire con gli altri attraverso la voce, permette di apprezzare, riconoscere e sentire i toni e le sfumature di una frase, cosa che ovviamente nei contenuti testuali non avviene.
Per quanto riguarda Clubhouse Italia, si è dinanzi ad un vero e proprio palinsesto come in tv: si inizia al mattino con una rassegna stampa, passando per l’oroscopo, fino a toccare gli argomenti più disparati come la cucina, l’arte, il turismo, l’economia, la cosmetica, e molti altri.
Per unirsi alla community italiana basta iscriversi al canale Telegram www.t.me/piazzaclubhouseitalia e seguire gli eventi dal titolo #ClubhouseItalia.
Un social che senz’altro non mette a tacere e anzi apre le porte delle sue stanze a chi ad alta voce ha voglia di raccontarsi e raccontare.